venerdì 16 maggio 2008

LA DISINFORMAZIONE E L'IMMIGRAZIONE



L'informazione sulla immigrazione e la situazione lavorativa dei nostri nuovi conterranei ha dell'incredibile, siamo a livello di leggende!
Alla gente e ai politici non servono studi seri e statistiche ma vaque voci di strada.
La politica si guarda bene dallo svelare la verità dei dati.

Se a quancuno interessa possiamo chiarire la situazione,almeno in parte, sia a livello nazionale che locale.
Mi permetto di dare diffusione allo studio che il mio amico Fernando ci ha presentato lo scorso 12 dicembre 2007 alla sererata da me organizzata sul tema: "Immigrazione".

Peccato che le persone intervenute fossero poche, ma si sa, meglio il sentito dire che una seria informazione!



RELAZIONE del

Dott. Fernando Biague
psicologo ricercatore


Nonostante il contributo dell’immigrato, il percorso d’inserimento sociolavorativo continua ad essere difficile
La presente riflessione intende esaminare, in maniera molto sintetica, il fenomeno dell’immigrazione presentando in prima battuta, l’entità delle presenze, il tasso di occupazione e quello di disoccupazione sia in prospettiva nazionale che locale. Nella seconda parte, l’analisi verterà da un lato, sul contributo che i lavoratori immigrati recano all’economia italiana e dall’altro, la trattazione snoderà sul tema del pregiudizio e della discriminazione che gli stessi protagonisti subiscono.

La dimensione del fenomeno
A differenza di alcuni anni fa, l’Italia è attualmente interessata dal fenomeno immigrazione alla stessa stregua dei paesi come la Francia, la Germania e l’Inghilterra. Più concretamente, dal 1990 in poi, cioè all’indomani della caduta del Muro di Berlino, c’è stata una significativa accelerazione della presenza di stranieri in Italia sia sul piano numerico che della diversificazione delle nazionalità. E secondo il rapporto della Caritas di Roma (2007), sono infatti 3.690.052 gli immigrati soggiornanti sul territorio nazionale, stranieri appartenenti ad oltre 190 nazionalità. Se ai 3.690.052, si sommano gli irregolari e i clandestini (ca. 500.000), il loro numero supererebbe abbondantemente i 4.000.000 di persone.
L’entità del fenomeno a livello nazionale, suggerisce che la gran parte delle presenze è costituita da cittadini europei (49.6%): paesi dell’UE e extra. In seconda posizione, si collocano gli africani (22.3%), poi gli asiatici (18.0%) ed infine, gli americani (9.7%).
La disaggregazione del dato per paese di provenienza fornisce la seguente configurazione: Romania (556.000), Marocco (387.000), Albania (381.000), Ucraina (195.00).
Sul piano di genere, il numero delle donne è oramai pari a quello degli uomini, ovverosia, è del 50.0%. La cifra riguardante i minori parla di 678.428 a cui si possono aggiungere i 6.551 ragazzi non accompagnati.

Venendo alla realtà della provincia di Bolzano, si segnala un’importante presenza di stranieri che è corrispondente a 28.394 unità (Astat, 2007).
La ripartizione per appartenenza continentale e nazionale vede gli stranieri così suddivisi: 18.770 (due terzi del campione) gli europei di cui, 7.464 (26.3%) facenti parte dell’UE. All’interno di questo blocco, spiccano soprattutto la nazionalità albanese (4.019), seguita da quella germanica (3.861), poi ancora da quella Serba-Montenegrina (2.260) ed infine, da quella Macedone (1.721).
Il numero delle provenienze asiatiche ammonta invece a 4.146 unità (14,6% del totale). La disaggregazione dei gruppi nazionali presenta la seguente configurazione: pakistani (1.808), Bangladesh (709) e indiana (556).
Seguono gli immigrati africani che registrano complessivamente 4.078 persone (14,4%), rappresentati per lo più dai marocchini (2.449) e dai tunisini (830).
Con un peso decisamente inferiore si presentano le provenienze americane che ammontano a 1.365 soggetti (4,8%), rappresentate principalmente dal Perù (500 unità).
Relativamente all’ambito dell’istruzione e sempre riferito al dato altoatesino, si sottolinea il fatto che le scuole elementari risultano essere le più interessate dalle iscrizioni dei minori stranieri; infatti, nel 2007, gli alunni erano 1.690 così distribuiti per provenienze geografiche: UE (11.9%), Europa non UE (49.8%), Africa (17.3), Asia (17.3%).
Ma accanto a questa consistente presenza, si registra una visibile debolezza delle politiche riconducibili alle attività d’accoglienza, d’apprendimento della lingua italiana e quella tedesca e, del sostegno durante le attività didattiche in classe, debolezza politica che è la principale causa del basso rendimento scolastico degli stessi bambini. Questo basso profitto condiziona negativamente la continuità del percorso formativo dei ragazzi e la loro successiva collocazione lavorativa in mansioni qualificate una volta adulti.

Occupazione e disoccupazione
A livello nazionale, gli occupati stranieri sono 1.348.000 per più della metà impegnati nei segmenti dei servizi e per più di un terzo assunti nell’industria, mentre i disoccupati sono nell’ordine di 127.000 unità (Caritas di Roma, 2007). Quest’ultima cifra è decisamente rilevante se si considera il fatto che la quota di ingressi del 2007 è stata fissata in 170.000 lavoratori. In più, se al valore dei disoccupati, si aggiunge quello dei clandestini e degli irregolari, il loro numero si porterebbe ad una cifra molto più elevata. Questo dato suggerisce il rischio del fallimento del progetto migratorio tenuto anche il conto la precarietà lavorativa (contratti di lavoro di: una settimana, un mese….) a cui molti stranieri sono soggetti.
Altro dato interessante è quello relativo alle imprese guidate dai cittadini immigrati: secondo l’ultimo rapporto, il numero degli imprenditori immigrati è pari a 141.000 unità (Ibidem).
Nello specifico del contesto altoatesino e secondo l’Ufficio Osservazione del Mercato del Lavoro della Provincia di Bolzano, gli occupati sono 10.151, ma i dipendenti immigrati sembrano essere maggiormente interessati dalla disoccupazione. Secondo la Ripartizione Lavoro della Provincia di Bolzano (2006), sono mediamente circa 1.000 lavoratori stranieri iscritti nelle liste del Servizio Lavoro Provinciale e si tratta soprattutto di cittadini provenienti dall’Africa e dall’Asia. Sia a livello nazionale che locale, si tratta di un inserimento lavorativo di basso profilo, ovverosia, del lavoro delle 5 P (pesanti, pericolosi, precari, poco pagati, penalizzati socialmente). Inoltre, i lavoratori stranieri trovano facilmente l’occupazione dove è diffusa l’assunzione tramite contratti a termine, ma al tempo stesso, hanno difficoltà a stipulare contratti a tempo indeterminato (Ibidem).

Il contributo economico
Il rilevante peso della manodopera immigrata sul sistema produttivo riflette proporzionalmente un notevole contributo all’economia italiana. Rispetto a ciò, è opportuno sottolineare due aspetti:
• Gli lavoratori immigrati partecipano alla formazione del PIL italiano con una percentuale che si aggira fra il 3,5 e il 4,5, una partecipazione interessante se si considera che non è calcolato in questo dato tutta la quota del PIL che viene prodotta tramite il sommerso (Lotito, 2006). Sul piano del lavoro autonomo, l’incidenza percentuale risulta essere ancora più elevata, cioè pari all’8.0% (Unioncamere, 2007).
• Il duplice ruolo delle lavoratrici immigrate: con il loro lavoro, contribuiscono alla creazione della ricchezza nazionale; occupandosi di incombenze delle donne autoctone (babysitting, assistenza alle persone bisognose di cura) consentono ad esse di lavorare e di contribuire a loro volta al rafforzamento del PIL.

Pregiudizi e discriminazioni
Nonostante il contributo appena ricordato, i lavoratori immigrati continuano ad essere vittime di pregiudizi e discriminazioni di vario genere. Attorno agli immigrati gravitano infatti, allarmismi ingiustificati secondo i quali, essi sono criminali, delinquenti, importatori di malattie, ecc. Altre accuse vertono sul fatto che i lavoratori stranieri sono i principali responsabili dell’abbassamento del reddito degli autoctoni, perché, essendo più disponibili a lavorare per pochi soldi, sono preferiti dagli imprenditori. Si tratta di accuse del tutto fuori luogo, perché sono gli imprenditori italiani a determinare le paghe. Anzi, gli stranieri percependo 800,00 al mese, sono vittime dei datori di lavoro senza scrupoli.
In più, gli stranieri sono discriminate soprattutto nel reperimento della casa e del posto di lavoro: su 298 casi riscontrati a danni di immigrati, il 26.9% ed il 21.1% riguardavano rispettivamente, il lavoro e la casa (Caritas di Roma, 2005).
Un altro ambito dove gli stranieri risultano più vittime dei locali, è quello degli incidenti sul posto di lavoro: se da un lato, si è registrata una leggera flessione di infortuni tra i dipendenti autoctoni, fra i primi, si è verificato un leggero incremento di eventi lesivi.
L’ultimo punto è quello della concessione del voto, partecipazione politica che rappresenta senza dubbio, un indicatore di piena integrazione socio-politica degli immigrati. Bene, l’esperienza delle primarie del 14 ottobre 2007 ha dimostrato che gli immigrati hanno una gran voglia di partecipare alla vita politica, ma è la politica stessa che frena e li impedisce di farlo. Pertanto, quando si tratta di pagare le tasse, i lavoratori sono obbligati a contribuire come gli autoctoni, quando invece si tratta di scegliere i politici che andranno ad amministrare le imposte, gli stranieri vengono automaticamente esclusi ed emarginati.


BIBLIOGRAFIA
ASTAT, Gli stranieri in provincia di Bolzano, n. 22 maggio 2007, www.provincia.bz.it/astat
ASTAT, Scuole elementari in Alto Adige – Anno scolastico 2006/07, http://www.immigrazione-altoadige.net/pdfnews/scuole%20elementari%20dell%20Alto%20Adige.pdf
CARITAS DI ROMA, Immigrazione Dossier Statistico Anterem, Roma, 2007.
CARITAS DI ROMA, Immigrazione Dossier Statistico Anterem, Roma, 2005.
LOTITO F., Stranieri in Trentino: inserimento e integrazione, 2006, www.pontest.it
RIPARTIZIONE LAVORO, Rapporti sul mercato del lavoro in provincia di Bolzano 2006, http://www.provinz.bz.it/lavoro/mercato-del-lavoro/dati-mercato-lavoro.asp
ttp://www.google.it/search?hl=it&q=+21%25+nel+1998+al+37%25+nel+2004+-+Antonio+Gulino&meta=
UNIONCAMERE, rapporto 2007: dagli immigrati l'8,8% del PIL, Focus immigrazione, maggio 2007.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Bello questo intervento di Fernando. Ho messo il link del tuo post su SegnaVia.